Funzione dei panorami.
Laveno - dicembre 2015
In vetta, con gli scarponi ai
piedi e il sudore sulla schiena disegnato dallo zaino, mentre l’aria gelida
della quota sferza le gote, le cose appaiono di una dimensione talmente
irrisoria che non si può credere gli si dia quella smisurata importanza, quando
ce le si trova di fronte nelle stanze riscaldate a metano, sulle scrivanie coperte
di A4 o incastonate nei rancori familiari.
La vetta in cui mi trovo,
quota 970 metri sul livello del mare, con la provincia a sinistra e il lago
dall’altro lato, non consente pensieri eroici di sfida alla natura ma fornisce
strumenti per capire meglio. Questa è la reale funzione dei panorami, dei precipizi.
Forse anche le montagne stanno lì apposta, a premiare fornendo la coscienza d’esser
nulla, chi mantiene l’audacia di arrivare in cima, e per dio, guardare giù.
Abbiamo cominciato a piantare
croci su ogni cucuzzolo, altrove appendono bandierine colorate con preghiere
ricamate sopra. Sarà che l’altitudine, sommata alla fatica, ci ricordano tra il
resto, di essere in fondo, nonostante i supertelefoni, aventi diritto a
pensieri ultraterreni.
Da quassù riconosco alla
perfezione, malgrado la foschia, i tuoi luoghi, la tua vita. Le vite degli
altri.
Ti vedo di nuovo passeggiare
lungo i bordi, affacciarti dalla costa, attento a non sfiorare termini ufficiali.
Agnese è apprezzata ormai in
tutta Europa, non sembra lei ritratta sul manifesto che hai visto in città del suo nuovo film. Ha
comprato casa fuori Parigi, non è tutto sereno come sembra dall’esterno confida
in giro, in pochi le credono. Franzini ha quattro figli e una casa nuova. E’
stanco la sera dice, hanno rotto i coglioni gli islamici dice ma non puoi
immaginare la soddisfazione di rimboccare le coperte a quattro bambini con il
tuo cognome, a ventisette anni. Ludovica ha un lavoro stabile, è serena nella
sua casa vicino alla spiaggia. Ascolta musica di merda, ha mantenuto le
promesse, è una professionista e paga l’affitto puntualmente; presto vivrà con il fidanzato di sempre. Sandro è tornato dal Cile,
sembra aver sconfitto la malattia del ferro, forse grazie all’amore. Continua a
scrivere, pubblica, torna spesso in montagna. Elena sta in Baviera, vi sentite raramente. Ha abbandonato la ricerca ma sostiene d’essere in equilibrio tra
Joannes e il nuovo lavoro. Hanno adottato un cane ti ha detto, la vedi appagata, non
è facile avere relazioni sociali nella provincia tedesca ma è sufficiente non
restare soli dentro i caffè di Milano a guardare le pozzanghere rispecchiare le vostre incomprensioni, ti pare di leggerle negli occhi. Leo continua
a macinare concerti e fa la differenza nei campionati di basket provinciali.
Sta andando bene il suo nuovo disco, ce la farà pensate tutti, probabilmente
anche lui. Anche Jack si è sistemato. C'è una tua foto nel suo nuovo salotto in
cui ascoltate brit-pop in vinile; il negozio funziona, sembra una posizione rassicurante. Mancherebbe una ragazza in questo appartamento, sorride nostalgico,
ma la situazione sembra accettabile. Ale è il braccio destro di un
agricoltore dello Yorkshire, le inglesi scoppiano dopo i venticinque racconta, sarà a causa del burro e delle
schifezze riscaldate. Non hanno perso luce i suoi occhi irrequieti. Con Ilaria
funziona ma è meglio che non sappia alcuni aneddoti. Luna è finalmente medico, Valeria vive a Copenaghen. Il
Greco sta con una ragazza troppo gelosa e possessiva ma ha finito gli studi. Avete perso i contatti. Andrea si droga sempre meno, ha smesso
anche con le sigarette. E' dura lavorare nella ditta di famiglia ma aiuta a tenere in
ordine la coscienza, conclude. Stefano ha vinto il tumore, vive con Nadia a
Palermo, è tutto quel che so grazie a sua madre. Fabiano si è sposato, elegante
come lo furono i vostri padri e forse con le stesse antiche speranze di
stabilità. Il più giovane dei cugini già si rade il viso, è eccezionale il suo controllo di palla ormai.
E tu?
E tu?
Tu passeggi ancora lungo i bordi, ti affacci dalla costa, sporto sui bilanci.
Dicembre 2015: dai blocchi
partenza nessuna novità mentre attorno altri proseguono nei percorsi. Leggendario
viaggiatore a tavola con i genitori, tradisci lentamente
ma con squallida costanza, una alla volta le tue promesse.
Coltivi inadeguatezze, nuove
nello stile e nei temi, identiche nei risultati. Medico legale di nuove
imprese, le raccogli in un diario, potrebbe uscirne una pubblicazione un
giorno, sorridi.
Compiaciuto
idealista paralizzato dalle troppe possibilità, ancora in affanno arroccato sull'intimo immaginario provinciale e lucido di autocritica come una
pietra al sole sulla battigia, restituita dalla corrente e levigata dagli eventi; esamini maturarti in viso le sembianze che dieci anni fa, con gli scarponi ai piedi su questa stessa montagna a scrutare il territorio, con meno barba e più fiducia ripetevi
che mai avresti permesso
il flusso modellarti.
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